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Capitolo 10

Si era addormentato con un ronzìo continuo nelle orecchie. Era la forza degli amplificatori, che avevano messo a dura prova i suoi timpani. Come ai vecchi tempi, come quando a vent’anni andava in discoteca fino alle due di mattina.
E così si era svegliato di buon umore, il sole illuminava il balcone ed illuminava anche l’orologio sul comodino. Erano le sette, un po’ presto per alzarsi, la colazione era pronta per le otto, anche se lui era ormai uno dei pochi ospiti del B&B. Chissà a che ora si alzava Adele e che cosa stava facendo.
Era uscito sul balcone, gli piaceva il sole tiepido del mattino e quellaria fresca, che dava lillusione di chiarirgli le idee per tutta la giornata. Si era guardato un po’ intorno e locchio si era posato sul balcone del piano inferiore, quello antistante la sala colazione. Si vedevano solo due piccoli piedi scalzi, che spuntavano da un accappatoio bianco. Sicuramente dentro all’accappatoio cera Adele, distesa su una sdraio. Luomo spiava i piedi della donna, tra gli elementi in legno della balaustra del terrazzo, cercando di stare ben distante dal parapetto, per non farsi scoprire. Osvaldo considerava i piedi una delle parti più sensuali di una donna, soprattutto quando erano piccoli e candidi come quelli di Adele. Ben curati, con le unghie corte e laccate, le caviglie sottili, le dita diritte ed il secondo dito leggermente più lungo dell’alluce. Adele aveva la pelle bianchissima, strofinava i piedi uno sopra laltro, li ruotava e li muoveva lentamente. Quanto sarebbe stato bello massaggiare quei piedi morbidi: un gesto di un’ intimità infinita. Aveva chiuso gli occhi per un attimo, immaginando quei piccoli piedi tra le sue mani e quando li aveva riaperti, Adele era già sparita all’interno della casa.
I biologi tedeschi sarebbero partiti in mattinata, dopodiché lui sarebbe rimasto lunico ospite della pensione di Adele, sicuramente avrebbe avuto più tempo per parlare con lei, magari al pomeriggio; le mattine le voleva infatti trascorrere tentando di vendere gli aspirapolvere, dopotutto era stato mandato lì per quello. Seguendo le indicazioni di Toni, si era vestito sportivo ed aveva infilato delle scarpe comode. La sera precedente aveva conosciuto Vittorio Brachetti, quello che produceva quel vino bianco frizzantino, che aveva bevuto alla trattoria. Voleva iniziare a fare le dimostrazioni dalla sua casa e recarsi anche al maso vicino, in quanto erano le due abitazioni più lontane da Montegeloni di Sopra.
Alle otto in punto era sceso nella sala colazione. Era tutto pronto, il tavolo apparecchiato con il mazzolino di fiori nel vaso. Adele era entrata subito dopo, con il solito vassoio ripieno di dolci, panna, cappuccino e cioccolatino. - Buongiorno, Adele! Dormito bene? Perché non fa colazione con me? - - Buongiorno! Dormito benissimo. Ho sognato il concerto tutta la notteHo già fatto colazione, mi alzo presto, sa, ho bisogno di molto tempo per svegliarmi, alla mattina sono lentaMa magari le faccio compagnia con una tazzina di caffè! - rispose Adele, bella anche se non truccata. - I tedeschi sono già partiti. Mi sono alzata un po’ prima del solito, per preparare la colazione anche a loro. Voglio che portino in Germania un bel ricordo di questo posto. Che programmi ha, per oggi? - - Innanzitutto devo ringraziarla, per avermi presentato a tutte quelle persone, ieri sera. Mi ha facilitato notevolmente il lavoro. Oggi inizio dalle case più lontane, vado dal signor Brachetti e magari anche dal suo vicino. Mi sono divertito molto, ieri sera, sa? Non mi succedeva da anniLa sua compagniaè stato bello la ringrazio, è stata una serata veramente piacevole e sono stati tutti cordiali con me, grazie anche a lei. - rispose luomo - - Grazie Osvaldo. Questo era il secondo e ultimo concerto all’aperto per questo anno. Quando inizia la stagione fredda, Toni ne organizza altri due, all’interno del locale. Linverno è lungo, bisogna fare qualcosa per ritrovarsi con le altre persone del paese, a far festa- - E forse vero quello che mi hanno raccontato prima di venire qui, che in questo paese per tre mesi fa freddo e per nove mesi cè la neve? - chiese Osvaldo, sorseggiando il suo cappuccino con la panna - Beh, in estate non è poi così freddo, come può sentire; la neve non resta per nove mesi, ma per sette, si! Il problema è Punta Geloni. Da novembre a febbraio impedisce ai raggi del sole di scaldare la parte bassa del paese, che rimane nel suo cono dombra. E lì, per quattro mesi è proprio freddo gelido. Qui, invece il sole arriva, per la prima parte del giorno, anche in inverno … Pensa di rivolgersi a me dandomi sempre del lei, Osvaldo? - L’uomo, con la bocca piena, si sentì un po’ in imbarazzo; dopo aver finito di masticare, rispose - Sarei molto felice di darle del tu, Adele, cioèdi darti del tu. - la donna sorrise e disse - Hai intenzione di uccidere acari tutto il giorno? Nel pomeriggio credo che andrò a cercare funghi, ti piacerebbe venire con me? Vorrei godere ancora di questi ultimi giorni destate. -
- Perché no? Se questa mattina riesco a vendere almeno un aspirapolvere, al pomeriggio vengo senz’altro! Bene, ci vediamo dopo pranzo! - rispose Osvaldo, alzandosi dalla sedia - - Ciao, ti auguro una splendida giornata! - disse Adele, iniziando a sparecchiare.
La Volvo era partita con il solito spettacolo pirotecnico, Osvaldo per la prima volta in vita sua non si affidava al navigatore satellitare per trovare lindirizzo, ma al foglietto schematico scritto dal tatuato padrone di una trattoria. Una manciata di chilometri di curve ed era arrivato al maso di Vittorio Brachetti.
Regola numero uno, arrivando in una fattoria isolata: assicurarsi della presenza di un cane da guardia. In caso affermativo, esaminare bene se il cane sia munito di catena ed in tal caso misurare approssimativamente la lunghezza della stessa, prima di scendere dalla macchina. Diffidare di cani non abbaianti e con coda e orecchie basse, non voltare le spalle ai suddetti e, regola di tutte le regole, togliersi gli occhiali da sole. I cani non li sopportano.
Il maso del Brachetti era la classica fattoria passata dall’allevamento di vacche da latte alla produzione di frutta da tavola e uva da vino.
Era formata da due edifici: la stalla-fienile, utilizzata ormai solo in parte, dove il contadino teneva i conigli, le galline e un maiale e la casa di abitazione, costruita sopra lautorimessa per il trattore e le cantine, dove teneva le botti di vino. Il cane abbaiava e tirava la catena, quasi fino a strozzarsi, assolvendo appieno al compito di avvisare il padrone del maso dell’arrivo di una persona sconosciuta.
Il Brachetti si era affacciato subito dalla porta della rimessa ed era venuto incontro ad Osvaldo. - Ciao, Vittorio, ci siamo conosciuti ieri, ho pensato di iniziare da te a presentare il nostro aspirapolvere. - disse Osvaldo porgendo cordialmente la mano al contadino e poi continuò - Posso entrare? Cè anche tua moglie? Penso che potrebbe essere interessata- - Ma prego, Osvaldo, ti faccio subito vedere dove si trova mia moglie - rispose Vittorio, precedendo Osvaldo nell’ingresso della casa situata al primo piano. Vittorio era apparso da subito un po’ strano, pensieroso e un po’ cupo. Si era avvicinato alla portafinestra del terrazzo della grande cucina, facendo cenno a Osvaldo di avvicinarsi; con un dito aveva indicato il maso del vicino, distante una cinquantina di metri dalla sua casa
- La vedi, quella casa lì? Mia moglie si trova lì, da ieri sera…quella PUTTANA! - Osvaldo si avvicinò alla finestra, guardò fuori, capì subito la situazione rimanendo completamente senza parole. Poi facendosi coraggio, riuscì a dire - Perdonami Vittorio, non potevo immaginare forse è meglio che io passi un altro giorno- Ma Vittorio lo fermò con un cenno, porgendogli una sedia e facendogli segno di accomodarsi - Quella TROIA! Proprio con il Bepi doveva tradirmi! Proprio qui, a meno di cinquanta metri da casa!Ah, ma lo ha fatto apposta, per provocarmiper provocarmi!!! - Vittorio sembrava fuori di sé dalla rabbia e forse anche un po’ alticcio, colpiva i muri in sasso della cucina con i pugni chiusi, facendo cadere i pentolini in rame appesi alla parete. Osvaldo aveva iniziato la giornata armato di entusiasmo e buone intenzioni e si trovava arenato in una situazione imbarazzante, impossibilitato ad uscirne. Provò quindi a dire - Calmati, Vittorio, non fare così, ti farai male- Il Brachetti voltatosi, sembrò improvvisamente più calmo; prese la bottiglia di grappa fatta di straforo dall’armadietto vicino alla finestra, e una volta posato due bicchierini sul tavolo, disse deciso - Hai ragione, beviamoci su! -
Caratteristica delle grappe fatte in casa: buonissime, ma decisamente alcoliche. Come ospite non hai nessuna possibilità, di intuirne la gradazione spiando furtivamente l’etichetta prima di bere: letichetta non cè mai. Nella migliore delle ipotesi, cè un piccolo adesivo che indica grappa e la data di produzione, per distinguerla dalla bottiglia di acquaragia utilizzata dalla moglie per smacchiare i vestiti. Ti puoi accorgere della gradazione alcolica solo quando hai già tracannato tutto dun fiato, seguendo le indicazioni del padrone di casa. Ed allora senti un calore improvviso avvamparti le orecchie ed il viso. A Osvaldo era capitato proprio così. Vittorio intanto passava dalla rabbia alla disperazione più profonda. Piangeva con il bicchiere di grappa in mano dicendo - come farò? Lei era la mia vita … Alice, Alice - - Via, Vittorio, non fare così!- disse Osvaldo, cercando in qualche modo di risollevare la situazione che volgeva ormai al dramma - Magari non è tutto finito … forse è una crisi passeggera, forse potresti provare a riconquistarla … magari era solo annoiata … - Osvaldo riusciva bene a dare consigli agli altri e non guardare alla sua catastrofica relazione sentimentale; magari Giovanna avesse deciso di lasciarlo!
- Il Bepi le faceva la corte già dai tempi della scuola … ma lei ama me, amava me … - disse Vittorio, tracannando ancora un bicchierino di grappa e versandone, subito dopo, un altro a Osvaldo. - Ma ti ha detto perché andava via? - - Ieri sera sono venuto al concerto, ma sono tornato prima che finisse e abbiamo litigato. Ha detto che si sentiva trascurata, che non facevo nulla per lei, che non la aiutavo nei mestieri di casa, che non le regalavo nulla … E poi ha preso la porta ed ha detto che andava dal Bepi! - Vittorio era già stordito, ma improvvisamente aggiunse - Il tuo aspirapolvere … Se io comprassi il tuo aspirapolvere … Pensi che lei tornerebbe a casa??? - Osvaldo non aveva mai sentito una frase più assurda. - Non credo proprio!!!- rispose Osvaldo - ASPIRA-POLVERE, Vittorio, non RISOLVE-PROBLEMI - - Voglio fare un tentativo! Vendimi il tuo aspirapolvere! Mi metterò tutte le mattine ad aspirare il terrazzo in modo che lei mi veda, che creda che posso vivere anche senza di lei, ma che posso tenere la casa … E sono certo che tornerà!! -Asserì Vittorio, ormai in preda ai fumi dell’alcol - - No, no, no! Sei ubriaco, Vittorio, non posso vendere un aspirapolvere ad un ubriaco! Passo un altro giorno, quando ti sarai calmato e vedrai le cose da un altro punto di vista! - Disse Osvaldo calmo e deciso. - Non uscirai da questa casa con quell’aspirapolvere! Vendimelo! Quanto costa? - gridò Vittorio, decisamente alterato.
- Costa 376 Euro, pagabile anche a rate … aspetta, ti faccio vedere prima come funziona … - Osvaldo cercava di prendere tempo, la sua coscienza gli impediva di vendere l’aspirapolvere ad un uomo con una sbornia in corso. Passò quindi ad una sommaria dimostrazione di come caricare il serbatoio, come accendere l’apparecchio e svuotare il serbatoio e poi disse: - Ci sono le istruzioni allegate, sono facili, facili. Fammi sapere, domani. Te lo lascio in visione, senza impegno. -
- Ecco i tuoi trecentosettantasei Euro - disse Vittorio, lanciando i soldi sul tavolo e poi uscì in balcone con la piccola Ketty .
Osvaldo non sapeva che fare: prendere i soldi, lasciare l’aspirapolvere e tornare il giorno dopo per restituirglieli, ritirando la piccola Ketty? Oppure lasciare l‘elettrodomestico in visione, senza prendere i soldi e tornare il giorno dopo per l‘eventuale pagamento? Ma se poi Vittorio si fosse dimenticato di pagare e avesse tenuto l‘aspirapolvere? Mai capitata una situazione di quel tipo in tutta la sua carriera!
Miranda insegna: prima paghi e poi bevi. A Montegeloni funzionava così, soprattutto se c’era di mezzo l’alcool. Pertanto Osvaldo aveva deciso di prendere i soldi, lasciando in bella vista sul tavolo il contratto “soddisfatti o rimborsati” dove veniva indicata, nero su bianco, la possibilità di recedere dal contratto entro 7 giorni, con restituzione della merce e dei soldi.
Il contadino, nel frattempo, stava aspirando, in modalità turbo, le foglie dal terrazzo.
- Va bene, Vittorio, allora prendo i soldi, l’aspirapolvere è tuo! Qualora cambiassi idea entro sette giorni, c’è la possibilità di recesso con restituzione della merce e naturalmente dei soldi! - disse Osvaldo in procinto di lasciare la casa. - Aspetta!!!- lo aveva fermato Vittorio, che pareva improvvisamente tornato più lucido. - Mi devi promettere una cosa! - - Che cosa? - esclamò un po’ allarmato Osvaldo, pensando di doversi aspettare ancora qualche colpo di scena.
- Non andrai dal mio vicino a vendergli un aspirapolvere, vero? Altrimenti il mio piano strategico per far tornare Alice, sarà completamente inutile. Me lo prometti? Ti sarò grato per tutta la vita! -
- Te lo dico per l’ultima volta, Vittorio: non è con un aspirapolvere che tua moglie tornerà a casa! Però va bene, ti do la mia parola: non andrò dal tuo vicino di casa. - rispose Osvaldo.
- Sei un amico! Disse il contadino abbracciandolo: aveva l’alito così pesante, che avrebbe potuto stordire perfino un cavallo.
Osvaldo si era rimesso in macchina, per andare alla trattoria. Un aspirapolvere lo aveva venduto: poteva andare a cercar funghi con Adele.

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