Capitolo 16
Il
programma della festa, prevedeva l’inaugurazione alle 10 del
mattino di domenica 14 ottobre. Il sindaco di Valfredda sarebbe
intervenuto per tagliare il nastro e tenere il saluto inaugurale.
Circa dieci giorni prima, Athos e Bortolo erano andati in Municipio a
consegnare le firme per sollecitare l’inizio dei lavori per il
nuovo tracciato stradale per Montegeloni ed il primo cittadino, aveva
garantito loro il suo personale interessamento. La festa campestre si
teneva abitualmente in un grande prato nelle vicinanze del lago: le
associazioni locali organizzavano giochi per divertire i compaesani e
cucinavano piatti locali, per pubblicizzare le proprie attività. In
caso di pioggia, si sarebbe allestito un grande tendone, ma
fortunatamente le previsioni erano buone. Ancora due settimane circa
e la zona più vicina al lago, avrebbe salutato il sole, per
rivederlo solo a febbraio, nell’anno nuovo.
La
gente stava pian piano affluendo verso il grande prato. Erano state
disposte molte panche davanti al palco dove si sarebbe svolta
l’inaugurazione e dove, per tutto il giorno, avrebbero suonato
alcune band. C’era lo stand dell’associazione dei contadini, che
aveva organizzato una grande cucina, dove avrebbero preparato
salsicce alla brace, fagioli e polenta e carne di struzzo alla
griglia. La birra locale andava per la maggiore, ma si potevano bere
anche succhi di frutta e vino. Le donne rurali, avrebbero venduto
fette di torte fatte in casa e i vigili del fuoco, avrebbero
organizzato una gara di tiro al bersaglio con l‘acqua. I cacciatori
e pescatori prevedevano gare di tiro con carabine ad aria compressa e
prove di pesca, mentre nello stand dell’associazione giovani
contadini, tutti avrebbero potuto gareggiare mungendo una sagoma di
mucca. Lo stand dei boscaioli prevedeva un gioco di velocità a
coppie, per il taglio di un tronco con una sega manuale; gli
apicoltori, infine, proponevano l’assaggio di vari tipi di miele e
formaggi di malga. Ormai gli abitanti avevano affollato il prato e
avevano preso posto sulle panche allestite davanti al palco. Il
sindaco di Valfredda era già arrivato con qualche assessore della
giunta comunale e aspettava solo il rintocco della campana della
chiesa, per salire sul palco e iniziare il discorso. Adele era
accompagnata da Osvaldo, che le aveva promesso di ballare con lei
fino alla chiusura della festa. Era prevista per le 18 dopo il
tramonto, con l’ estrazione dei premi della lotteria. Ma ecco i
rintocchi del campanile della chiesa: ed ecco il sindaco, Agostino
Zacchi, salire sul palco per il discorso.
-
Gentili autorità, carissimi compaesani e compaesane, graditi ospiti,
rivolgo
a voi tutti un saluto di benvenuto alla festa annuale di Montegeloni.
Non posso rinunciare, a trasmettervi la emozione provocatami dal
vedere il prato così gremito; mi sembra di essere tornato indietro
di almeno un decennio, quando con molti di voi, affollavamo questo
prato per l’inaugurazione della caserma dei Vigili del fuoco
Volontari. E proprio qui dietro, lanciammo un’ esortazione per
tutti noi: “Dare un futuro al passato di Montegeloni” . Che
significava, dare un futuro agli abitanti di questo posto
meraviglioso, per mantenere vivo il passato, evitando l’abbandono
delle piccole frazioni di montagna. A dieci anni di distanza da
quell’evento, sono felice di annunciarvi che, l’inizio dei lavori
per la costruzione della nuova galleria, avverrà il 20 aprile del
prossimo anno, con l’inizio della buona stagione e terminerà,
secondo le previsioni, alla fine di settembre! - uno scroscio di
applausi e urla di gioia si era sentito provenire dal prato. Il
Sindaco continuò- verranno eliminate le cause che provocano
l’interruzione della strada nei mesi invernali, verrà migliorata
la viabilità e accorciati i tempi di percorrenza. Montegeloni avrà
finalmente la sua strada! - ed ancora un grande applauso era partito
spontaneo dai presenti - Mi impegnerò in prima persona, affinché,
il prossimo anno, con l’inaugurazione della festa, venga inaugurata
ufficialmente anche la nuova strada. Desidero pertanto terminare qui
il mio discorso, cari amici, rinnovando l’esortazione di dieci
anni fa, “Diamo un futuro al passato di Montegeloni!” e che la
festa abbia inizio!!! -
La
banda folkloristica di Valfredda, aveva coperto gli applausi con il
suono della grancassa e degli ottoni, mentre il sindaco, sceso dal
palco, aveva tagliato il nastro che dava accesso agli stand. La gente
era entrata lentamente, dirigendosi verso i chioschi e c’era chi
faceva già la fila per le torte e la birra. La banda intanto,
suonava il meglio del suo repertorio musicale.
Osvaldo,
spronato da Adele, aveva provato a cimentarsi nella mungitura, con
molta fatica e poco successo. Ben presto aveva desistito ed era
stato attratto dal profumo proveniente dal tavolo dedicato
all’assaggio dei formaggi di malga con il miele. La donna si era
allontanata per salutare alcune amiche, mentre lui aveva provato i
giochi di tiro al bersaglio e pesca a premi, proposti
dall’associazione cacciatori e pescatori. Come primo premio in
palio, c’erano un coniglio e una vera canna da pesca, ma bisognava
essere dei veri campioni. Osvaldo era riuscito solo a vincere i premi
di consolazione: un dente di cinghiale e una piccola scatoletta per
conservare le camole della farina, quei vermiciattoli bianchi da
infilzare nell‘amo per pescare. L’uomo conosceva moltissimi
abitanti di Montegeloni; aveva ormai visitato quasi tutte le
abitazioni del paese e nel giro di una o due settimane avrebbe
terminato la vendita di aspirapolvere. Era stato un vero successo,
che poteva rialzare i suoi dati di vendita annuali. Si era fermato a
bere un Bòrtol, scambiando due chiacchiere con il tassista, che gli
stava proponendo di mettersi in affari con lui, per organizzare un
servizio di taxi “come Dio comanda” e trasportare i turisti da
Valfredda centro al lago, appena la nuova strada fosse stata
percorribile. Osvaldo lo lasciava parlare ed intanto guardava la
folla che si aggirava per gli stand. Ad un certo punto un uomo, a
braccetto con una donna, lo salutò da lontano. Era Vittorio
Brachetti ed era con la moglie Alice. L’uomo cercava di comunicare
con Osvaldo a gesti, senza farsi vedere dalla donna: la indicava e
poi alzava il pollice in alto verso il cielo, aggiungendo un OK con
le dita, per essere del tutto chiaro. Osvaldo rise e pensò - NON è
POSSIBILE…Ce l’ha fatta!!Ce l’ha fatta!! La moglie è tornata …
per l‘aspirapolvere?!? - Vittorio lo salutò nuovamente, per poi
continuare orgoglioso il suo giro a braccetto con la moglie, mentre
il tassista nel frattempo, aveva finito il suo monologo, domandando
- Allora, che ne dici? Ci stai? - - Guarda, ci devo pensare, però
l’idea mi sembra valida…Ci si vede, eh? - rispose Osvaldo e poi
si diresse subito allo stand dei vigili del Fuoco, dove avrebbe
scambiato due chiacchiere con il simpatico comandante dei pompieri
volontari.
Quest’ultimo,
si chiamava Tullio Fratta, era un uomo di sessant’anni, con occhi
sporgenti e a palla, di cui uno affetto da strabismo divergente,
calvo, ma con due baffoni rossi ben curati alla Ceco Beppe, che
esibiva con orgoglio ottocentesco. Li impomatava mattina e sera ed
era stato finalista del concorso nazionale “Baffi alla Francesco
Giuseppe I, imperatore d’Austria” tenutosi al Lago di Garda. -
Ciao Osvaldo, sei venuto finalmente a provare a spegnere il fuoco!
Dai, prova, così vedo se sarai in grado di superare il corso. Tutti
gli abitanti fanno le esercitazioni … E tu ormai hai deciso di
fermarti qui, mi sembra! - - In realtà non ho ancora finito di
vendere gli aspirapolvere. Penso ci vorranno ancora due settimane …
Poi, non so, poi deciderò. - - Beh, intanto prova! Abbiamo anche dei
premi, sai? Non hanno valore commerciale, ma sono dei grandi premi! -
Gli mise il nastro dell’idrante in mano ed aprì l’acqua.
L’obiettivo era quello di riuscire a spegnere in meno di tre minuti
una piccola fiamma posta a dieci metri di distanza, centrando un
bersaglio, che simboleggiava una finestra. Non tutti ci riuscivano,
perché la pressione dell’acqua era forte e bisognava avere la mano
ferma. - Forza Osvaldo, stai andando bene!!! - Lo incitava Tullio.
Quest’ultimo, era un vero campione di precisione. Tutti si
chiedevano come riuscisse a spegnere il fuoco anche a distanza e
rapidamente, con gli occhi che sembravano guardare in direzioni
opposte. Eppure era la sua specialità. Lo spettacolo aveva
richiamato parecchie persone, incuriosite dalla possibile abilità
nascosta dell’uccisore di Dermathofagoides.
Osvaldo,
sudatissimo per l’impegno profuso, si impegnava a restare nei
tempi, mentre Tullio continuava ad incitarlo, tenendo il cronometro
in mano - Ce la puoi fare, ci sei, ci sei … mancano ancora trenta
secondi … Spento!!! Ce l’hai fatta in due minuti e quaranta! -
Gli spettatori applaudirono e poi man mano si allontanarono per
andare presso gli altri stand. - Tullio … Ci sono riuscito. Però!
Sono senza fiato. - - Bene! Puoi sicuramente partecipare al corso che
inizierà in dicembre, con la teoria. La pratica la facciamo a
maggio. Se ci sarai. - - Forse. Ma dimmi, cosa ho vinto, questa
volta? - Tullio rovistò in un borsone sistemato al posto di guida
dell’autobotte, parcheggiata in bella mostra vicino allo stand. -
Ecco qui! - Gli allungò un cartoncino, su cui c’era scritto, in
bella calligrafia : “BUONO per SETTE GIORNI SPENSIERATI. Da
utilizzare quando vuoi.”
Osvaldo
rimase un po’ stupito, poi sorrise e chiese a Tullio: - Cos’è?
Un buono per una vacanza? - - No, è solo un buono per sette giorni
spensierati. La spensieratezza è un premio molto ambito, tutti ne
hanno bisogno, oggigiorno. - - Grazie! Credo che lo userò, prima o
poi! - Riposto il foglietto nella tasca anteriore della giacca,
Osvaldo si voltò, cercando Adele. Pur essendo piccola di statura,
Adele aveva quel qualcosa in più che la faceva emergere tra la
folla: forse era quella naturale eleganza nei movimenti, che la
rendeva distinguibile dalle altre persone, oppure la sua serenità,
che ormai aveva contagiato anche Osvaldo. Era passata una settimana
dal compleanno della donna. Da allora avevano condiviso il letto
nella stanza di lei e lui, ogni giorno, si era alzato per prepararle
la colazione. Entrambi erano ancora piacevolmente frastornati da
quell’improvvisa passione; non si erano ancora chiariti le idee su
quello che avrebbe riservato loro il futuro. Non ne avevano ancora
parlato; godevano di quel momento di felicità, rimandando ogni
decisione a dopo.
Le
band si alternavano sul palco, era la volta del gruppo folk-popolare
con il suo repertorio di ballabili. Era musica allegra, da ballarsi
in coppia.
Danzavano
tutti: giovani, vecchi, bambini, donne, proprio come si può
immaginare debba essere un’allegra festa paesana.
Ad
un certo punto, si sentirono le grida di un uomo in lontananza: era
il macellaio, Golia Rapponi, che inseguiva nientemeno che la moglie
Bruna. La povera donna, stava correndo a perdifiato verso il prato,
dove si stava svolgendo la festa. Golia era decisamente alterato,
teneva un foglio in mano e la mannaia da macellaio nell’altra.
Venne immediatamente bloccato dai carabinieri della stazione di
Valfredda, presenti alla festa, che lo convinsero a consegnare l’arma
ed a calmarsi. L’uomo però riuscì a dire, a gran voce, in modo
che tutto il paese sentisse, il motivo della sua furia uxoricida.
Golia
accusava la moglie di avere un amante segreto, si trattava proprio di
uno del posto. Esibiva la prova del suo tradimento: una lettera
d’amore di Bruna, rivolta ad un uomo che lei chiamava “tesoro
caro”, con particolari molto intimi.
Il
macellaio venne portato via subito dopo dai carabinieri e trattenuto
per una notte nella caserma di Valfredda, in fondovalle, mentre Bruna
ritornò a vivere nella casa materna.
Malgrado
quella brusca interruzione, la festa continuò, in seguito, secondo
le previsioni. Osvaldo e Adele ballarono insieme fino a sera,
divertendosi, mentre tutto il paese iniziò ad interrogarsi
sull’identità dell’uomo, che aveva fatto spuntare le corna al
macellaio.
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